1508. Dopo la tempesta

2,00

Rosario Santamaria 

Chioggia 2008, pp. 50

Descrizione

59-1508-Dopo-la-tempestaSiamo lieti di poter dare alle stampe quest’agile opuscolo che contiene un’opera del tutto originale e di speciale impatto artistico, culturale e didattico: la storia a fumetti dell’Apparizione della Madonna della Navicella sul lido di Chioggia, di cui celebriamo quest’anno il V° Centenario.

Il contesto dell’iniziativa

La pubblicazione s’inserisce nel contesto di altre iniziative editoriali, storico-culturali e più ampiamente pastorali, studiate e coordinate dal Comitato diocesano per le celebrazioni del Centenario. Anche l’amministrazione comunale di Chioggia – secondo una secolare tradizione che l’ha vista sempre al fianco dell’autorità ecclesiastica, proprio in riferimento all’episodio dell’Apparizione – si rende partecipe del movimento di popolo che si realizza attorno a questo evento, promuovendo o sostenendo iniziative culturali, artistiche e più ampiamente a carattere sociale e urbanistico, per sottolineare il significato anche civico delle celebrazioni.

La serie di pellegrinaggi programmati dalla diocesi per i sei vicariati e per altre specifiche circostanze rende visibile il confluire della gente verso questo luogo benedetto dove ora, sulle fondamenta dell’antico splendido tempio innalzato dai padri, sorge il nuovo tempio votivo voluto dal vescovo Ambrosi e consacrato cinquantun anni fa dal vescovo Piasentini.

La devozione alla Madonna della Navicella costituisce uno dei due fuochi peculiari della devozione popolare chioggiotta, a dimensione anche diocesana, insieme a quella rivolta ai Santi Martiri Patroni Felice e Fortunato. Nell’uno e nell’altro caso – è sempre utile ribadirlo – la devozione specifica non può non avere come punto di riferimento ultimo il Cristo, che dalla Vergine addolorata della Navicella è appunto mostrato morto sulle ginocchia come Redentore e dai Santi Martiri è coraggiosamente confessato come ragione di vita e Salvatore del mondo. Piace qui ricordare che un altro glorioso centenario, in questo caso il XVII, è stato solo da qualche anno celebrato proprio in memoria del martirio dei Santi Patroni della città e diocesi. E ai due centenari viene dedicata l’iscrizione apposta sulla nuova sesta campana in allestimento nella torre della chiesa madre della diocesi. Attorno alla devozione mariana “della Navicella” si è sviluppata in modo del tutto speciale la religiosità della gente clodiense – da sempre legata, del resto, alla figura materna di Maria, madre dei dolori e madre della speranza – esprimendosi nelle più svariate forme: dalla preghiera al canto, dalla poesia alla pittura, dal teatro alla musica, dall’arte classica a quella popolare… Arriva ora anche quest’operetta singolare – una storia a fumetti -, che offre un tocco di giovinezza e di immediatezza ad una narrazione antica e consolidata.

L’autore e l’opera

Con entusiasmo e passione – richiesto dal Comitato – s’è messo a “crearla” il nostro Rosario Santamaria, docente d’arte presso il locale Liceo, sposato e padre di tre care bambine, alle quali per prime, possiamo immaginare, egli dedica il suo lavoro come testimonianza e trasmissione alle nuove generazioni della religiosità dei padri. Rosario, noto vignettista ed illustratore di numerosi “papiri” per laureati – il cui nome e cognome, per altro, sembravano preconizzare una specifica missione mariana, simbolicamente, per quanto embrionalmente, concretizzata in questa sua creazione – ha affrontato il compito con piglio deciso, documentandosi scrupolosamente e ricercando consulenze, ma soprattutto facendo emergere la propria indiscussa creatività.

E facendo perno, s’intende, sulle solide basi della sua stessa fede cristiana: è quest’opera, infatti, non mera esercitazione grafica, né soltanto abile esecuzione, ma vero canto di lode a Maria, anzi preghiera sotto forma di narrazione contemplativa delle meraviglie che il Signore ha compiuto e continua a compiere in Lei e attraverso di Lei per l’umanità intera come per la nostra città e diocesi.

Vogliamo vedere prima di tutto così l’insieme delle 35 tavole disegnate da Santamaria, che con la sua famiglia segue da vicino la vita ecclesiale, impegnato anche in un cammino formativo di pastorale familiare, e con la sua professione si dedica a far conoscere alle giovani generazioni i segreti e i linguaggi dell’arte, così ricchi di spiritualità e di trascendenza, plasticamente tradotte nelle forme (in gran parte sacre) del nostro ricco patrimonio, non solo nazionale.

L’anziano ortolano Baldisserra – il protagonista dell’incontro con la Vergine, da lui ricreato nella pagina – gli è diventato come amico e familiare: ne condivide le ansie e i dubbi, i passi e le emozioni, partecipa al suo compito difficile ed entusiasmante di testimone e di annunciatore.

Così il nostro autore entra nella personalità austera e solenne del vescovo Bernardino, ne coglie le esitazioni e ne esalta le decisioni, ne sottolinea gli sguardi e i pensieri, insieme ai discorsi personali e agli scritti ufficiali.

Ma entra, Rosario, anche nei pensieri della gente, del popolo minuto come dei personaggi a vari livelli emergenti: cosicché vediamo e ascoltiamo i timori e lo sconcerto di tanti uomini e donne, le interpretazioni fantasiose o contrite sugli eventi, le speranze spicciole come le attese di riscatto e di un bene più grande; assistiamo agli impeti esuberanti dei due giovani (Alvise e Grego: non nomi inventati – assicura -, ma dedotti dai documenti) che si lanciano all’inseguimento della “navicella” mentre si allontana sul mare, allo scetticismo altero di due prelati che diffidano del veggente o al saggio suggerimento di un altro che invita invece a riflettere, all’ingenua presunzione di un giovane riccioluto che vorrebbe arrogarsi il privilegio della visione; e poi all’affidamento spontaneo a Maria, allo stupore sereno per guarigioni miracolose, alla diffusione capillare della devozione nelle calli…

Il messaggio centrale dell’invito alla conversione è direttamente proposto da Maria, che parla di necessaria penitenza e di urgente preghiera; ma l’interpretazione del disastro naturale come segno punitivo del cielo è lasciata ai discorsi impressionati della gente. E, tra la gente, specie tra le donne, non mancano vere espressioni di fede o propositi e inviti convinti a cambiare vita, com’è il caso di una moglie che ammonisce decisamente il marito perché smetta di bestemmiare… Com’è, d’altra parte, commovente – emblematica di ieri e di oggi – la cura con cui un nonno affettuoso indica al nipotino le tracce dell’antica devozione alla Vergine.

I grandi eventi segnano il percorso dei secoli e l’abile tratto dell’autore ce li fa rivivere da vicino: il pauroso nubifragio del 1508 scuote la città e anche il nostro sguardo; il solenne incontro con la Roma dei Papi, in quello stesso anno, riesce ad avvincere; la impensabile e sconvolgente occupazione napoleonica di fine ‘700 sovverte Venezia facendoci rievocare prepotenze e soprusi; la disastrosa seconda guerra mondiale con l’opprimente carico di bombe semina morte nelle città e nel cuore; finché l’esultanza della liberazione si trasfonde nella gioia del nuovo tempio dalla seconda metà del secolo scorso.

Il filo rosso dei vescovi diocesani più coinvolti nella vicenda secolare della devozione alla Madonna della Navicella si snoda lungo il percorso visualizzandosi in volti e nomi resi familiari: prima e più ampiamente di tutti il coprotagonista Bernardino Veniero nel 1508, e poi il Fiamma del grandioso tempio consacrato nel 1585, lo Sceriman del provvidenziale trasferimento notturno delle reliquie nel 1799, il De Foretti della solenne incoronazione dell’immagine nel 1859, l’Ambrosi dell’accorato voto per la salvezza della città nel 1944 e della benedizione della “prima pietra” nel 1952, il Piasentini, infine, della consacrazione del nuovo tempio nel 1957. Così come ci appare solenne e consenziente il grande pontefice romano Giulio II; mentre c’interroga lo sguardo inquietante del micidiale Bonaparte. Ritorna più volte la storica consonanza in Chioggia tra l’autorità religiosa e quella civica nelle decisioni concordi tra vescovo (figure prudenti ma anche illuminanti) e podestà (accondiscendenti o anche intraprendenti) in merito alle vicende che coinvolgono la città attorno all’apparizione e al santuario.

Manca la rievocazione del secondo processo canonico di cent’anni dopo con la figura del vescovo Prezzato: ma l’autore ha voluto dare precedenza e valore al primo originario processo che, pur non documentato nelle superstiti carte d’archivio, è asserito dalla tradizione e dalle tele, fonti anche queste di una più ricca narrazione. D’altra parte, viene sottaciuta, dal primo processo, la dubbia vicenda dell’abbruciamento della pagina di Vangelo in seguito alla falsa attestazione del sedicente veggente: elemento centrale, invece, in una delle tele del ciclo dell’Apparizione conservato nella sagrestia della nostra cattedrale.

Vedute panoramiche e puntuali “zoomate”, gruppi di persone e volti in primo piano si alternano nel suggerire e creare partecipazione agli eventi. Pagine di grande effetto scenico unite ad altre di penetrante lettura psicologica rendono efficace e coinvolgente la narrazione. Si tratta di fatti accaduti e di personaggi storici: ma la precisa documentazione bibliografica ed iconografica, di cui Rosario Santamaria si avvale con scrupolo e perizia, non gl’impedisce di offrirci, attraverso la sua immaginazione, una moderna pregevole fiction, arricchita da figure e sguardi, pensieri e parole, che ritraducono per l’oggi i fatti di ieri. Il dialetto usato da Baldissera e dal popolo è revisionato per agevolare una comprensione corrente, la lingua dei personaggi più colti rispetta i canoni ufficiali ma si presenta alla portata di tutti: ad una esorbitante ricostruzione filologica, infatti, l’autore ha opportunamente preferito una stesura piana e abbordabile, specie nel linguaggio, mentre non mancano accuratezza e fedeltà nel riprodurre luoghi e monumenti, figure e costumi delle diverse epoche. Entrare nella sensibilità del lettore di ogni età con la chiarezza del tratto e con l’immediatezza del messaggio è stato l’intento dell’esecuzione, in cui si evita di calcare la mano con proclami reboanti e con accentuazioni anacronistiche.

Familiari, anche per il lettore, diventano in modo speciale la figura di Baldisserra Zalon, detto Costa – l’orticoltore oriundo polesano, umile e modesto destinatario della visione e insieme coraggioso e fedele esecutore della missione (nei riguardi del quale, per altro,  non mancano di evidenziarsi le diffidenze dei chioggiotti purosangue, secondo un vezzo campanilistico non del tutto superato anche nel nostro tempo e nei nostri territori) – e soprattutto l’immagine di Maria – dolce volto dai tratti delicati e giovanili (sull’impronta della Pietà michelangiolesca), segnato persino dalle lacrime – che soccorre maternamente i suoi figli, mentre richiama al dovere della penitenza e insieme rasserena la mente e il cuore.

Omaggio poi, tra i quadri finali della raccolta, anche ai frati Cappuccini, il cui ruolo provvidenziale in questi ultimi cinquant’anni è giustamente sottolineato: la comunità parrocchiale della Navicella – della quale anche Rosario fa parte – è loro riconoscente per l’intensa attività pastorale svolta; e la città e diocesi danno loro atto della fedeltà e dedizione con cui hanno portato avanti in questo mezzo secolo il compito di custodire e promuovere la devozione alla “nostra” Madonna.

Finalità, destinazione e auspici

L’opera che “Nuova Scintilla” si onora di editare – ideata e voluta dal Comitato diocesano – intende porsi come strumento di diffusione capillare della conoscenza dell’evento prodigioso che ha segnato la storia della città. Per questo, grazie al sostegno dell’amministrazione comunale e di altri sponsor, viene distribuita in tutte le scuole elementari e medie per raggiungere i più giovani, ma anche nelle parrocchie della città e della diocesi per raggiungere le famiglie e gli adulti. Una “storia a fumetti” può incidere più efficacemente nell’immaginario collettivo, e quindi nel cuore e nella mente della gente, a partire proprio da un felice impatto nelle nuove generazioni.

L’intuizione-auspicio che ha ispirato l’iniziativa chiede di essere verificata sul campo, ma si può dire che il nostro autore ha posto tutte le premesse perché ciò accada nel migliore dei modi.

Un grazie dunque al “nostro” Rosario Santamaria che, mentre onora così opportunamente il suo stesso nome, offre alla comunità un’occasione significativa perché vengano ampliate a tutti la consapevolezza e la passione che lo hanno animato in questa impresa. Un’occasione perché impariamo a conoscere ed apprezzare meglio la nostra storia e le nostre tradizioni. Un’occasione perché, soprattutto, sentiamo sempre vicina l’intercessione materna di Maria nella vita nostra, delle nostre famiglie e delle nostre comunità, e perché il cammino che Lei, ancora una volta, ci indica possa condurci più agevolmente verso il Signore Gesù, amico e maestro, Salvatore e Signore, fin da ora meta e speranza della nostra vita.

Vincenzo Tosello

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