Descrizione
Presentazione
Siamo, con l’Almanacco del 2003, alla terza tappa del nostro viaggio ideale attraverso il territorio della diocesi di Chioggia, nel tentativo di offrire a nostri lettori – e a quanti avranno modo di incrociare questa collezione – gli elementi fondamentali per una conoscenza non superficiale della storia, delle tradizioni, della cultura e della vita religiosa organizzata delle nostre comunità locali, comprese quelle più dislocate e più periferiche rispetto ai Centri maggiori.
Questo terzo volume della serie presenta il vicariato di Cavazere e quindi tutti i numerosi centri principali e secondari che lo vengono a costituire, nella loro realtà civica ed ecclesiale, in un singolare agglomerato unitario, caratterizzato dall’appartenenza a tre comuni e due province.
Soffermarsi sul territorio cavarzerano e sul suo circondano significa ripercorrere secoli di storia di una popolazione legata alla terra, per la prevalenza del lavoro agricolo, portato avanti con dignità e passione, ma al tempo stesso industriosa e inventiva per la serie di altre attività che sono venute via via sviluppandosi.
Gente provata nell’ultimo secolo dai drammi della guerra e dell’alluvione, che ne hanno segnato in modo determinante la vicenda con le conseguenti consistenti emigrazioni, ma che ha saputo riprendersi rendendo anzi anche il fenomeno dell’emigrazione una nuova possibilità di incontro e di allargamento di conoscenze e di rapporti.
Gente che non ha mai smarrito, insieme al senso di concretezza che le deriva dall’esperienza faticosa del vivere in un ambiente avaro di risorse, il senso della poesia e dell’incanto di fronte alle cose semplici della vita come pure lo stimolo alla riflessione davanti alle difficoltà e agli interrogativi che la vita stessa non trascura di porre.
Gente che, segnata talora da presenze di orientamento laicista e anche da conflitti ideologici originati da incomprensioni o da reali tensioni di parte, ha saputo trovare convergenza nei momenti e nelle fasi più determinanti della sua esistenza civica ed ecclesiale; e, pur coinvolta ora nell’evoluzione dei costumi e nella crisi delle appartenenze, conserva con orgoglio i valori fondamentali della tradizione cristiana e fa spazio alle iniziative e alle opere della solidarietà.
Gente che, memore del proprio passato di migrazioni, ha saputo accogliere al suo interno, con disponibilità condivisa e non solo in proporzione alle proprie risorse, nuovi cittadini appartenenti ad altri popoli e ad altre culture, prestandosi volentieri ai toro inserimento.
La vita della chiesa, in questa realtà sostanzialmente omogenea, si è sviluppata nel corso dei secoli intorno ad alcuni centri importanti e si è poi articolata, nell’ultimo mezzo secolo, in altre comunità indipendenti, via via però ridottesi per numero di abitanti ma che conservano una loro autonomia e vitalità. S’impone certamente ormai – come da più parti si va riflettendo – anche in questo vasto territorio una riorganizzazione dei servizi pastorali e un maggiore coordinamento delle iniziative, che devono comunque tener conto delle distanze e della precarietà delle vie di comunicazione, specie nella cattiva stagione. Ma l’aggregazione attorno a piccoli centri conserva il suo ruolo “comunitario” e va valorizzata incrementandone da una parte lo spirito di appartenenza e dall’altro lo spirito di apertura teso a più ampie collaborazioni.
Collocato ai margini delle grandi vie di comunicazione e scarsamente valorizzato o servito dalle grandi strutture – all’interno o a ridosso delle zone periferiche (le “basse”) di tre province, quella veneziana,quella rodigina e quella padovana – il territorio cavarzerano si ripropone all’attenzione regionale e anche a quella nazionale come zona da promuovere e da rivalutare sotto molti altri aspetti, da quello sociale a quello economico a quello culturale, senza trascurare gli ambiti più specifici della sanità e dell’istruzione, anch’essi piuttosto penalizzati dalla relativa vicinanza ad altri centri più attrezzati.
Il nostro “Almanacco” vuole essere appunto un piccolo doveroso segno di attenzione a questa realtà: un modesto strumento per un recupero della conoscenza di questa zona del territorio diocesano – nella quale io stesso riconosco con gratitudine le mie radici – e per un rilancio della sua vitalità.
don Vincenzo Tosello direttore di “Nuova Scintilla”
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