Frammenti di mistero. Antichità, Cimiteri, Oratori e Battisteri storici lungo l’asse della “Fossa Clodia”

15,00

Chioggia 2001, pp. 330.

Descrizione

28-frammenti-di-misteroPresentazione
Difficiles nugae, quisquilie laboriose. Con quest’espressione epigrammatica di Marziale si può qualificare il presente lavoro: tanta fatica per mettere insieme roba di poco conto. Sì, perché quasi tutte le notizie contenute in questo libro sono risapute, parecchie addirittura sono state già approfondite. Mi è parso però che mancasse come la visione d’insieme, che in genere consente di cogliere meglio i messaggi. Per questo ho messo mano alla penna, osando accostare rapsodicamente cose antiche a cose nuove. 
Mi sono sentito incoraggiato al lavoro, rimeditando un pensiero espresso dal cardinal J. Ratzinger in un discorso tenuto nel novembre 1992, come accademico dell’Institut de France: “Separàrsi dalle grandi forze morali e religiose della propria storia è il suicidio di una civiltà (…). Curare le essenziali idee morali, salvaguardarle e difenderle come patrimonio comune, ma senza imporle con la forza, mi pare una condizione necessaria per la sussistenza della libertà contro tutti i nichilismi”. E il patrimonio di idee morali non solo vive nel cuore delle persone, ma è anche stampato – a me pare – nell’anima delle cose che costruiamo e usiamo, nei monumenti che creiamo, nei simboli della quotidianità e nelle loro valenze semantiche. 
Perciò ho preso in considerazione alcuni momenti significativi dell’esistenza, quali la nascita, la morte, gli accadimenti lieti e tristi in cui si percepisce quasi il soffio di una presenza divina; e ho pensato di rileggere i monumenti religiosi che sogliamo ricamare intorno a tali eventi: i battisteri, i cimiteri, i sacelli votivi e gli oratori; in una parola, i luoghi tipici del “sacro”, che sono anche poli di attrazione della pietà popolare. 
Ovviamente non tutto il patrimonio esistente nell’area geografica del Delta e della nostra laguna è segnato in queste carte, ma solo quella porzione che si trova disseminata lungo l’asse dell’antica Fossa Clodia e presenta qualche nota di antichità. 
Col nome di Fossa Clodia è da intendere il tragitto fluviale-marittimo che iniziando da Brondolo arrivava a costeggiare la lingua isolana lagunare, sul tracciato del più tardivo “Canale di Lombardia”? o era piuttosto un tragitto fluviale che iniziava più a valle, a Fossae (Cavanella d’Adige)? Io sono d’avviso (e non sono l’unico a pensarlo) che iniziasse ancora più giù, oltre la piscaria Laureti, a sud di Loreo. In questo modo risulterebbero anche più equamente divise le tre Fossae di segmentazione ortogonale, che, in età imperiale, intrecciavano e collegavano i rami dell’antico delta del Po, con percorsi di circa 30 km ciascuna, come di suggerisce la pagina di Plinio il Vecchio: la Fossa Augusta da Ravenna al Po di Spina, la Fossa Flavia da qui fino al Po di Adria, e la Fossa Clodia dal Po di Adria alla laguna veneta: tre solenni idronimi onorari destinati a perpetuare la memoria di altrettanti imperatori romani, i quali probabilmente avevano ordinato l’ampliamento (con gli opportuni correttivi) di canali già tracciati in epoca etrusca. 
Come ambito cronologico, il presente lavoro abbraccia praticamente l’arco di tempo che va dall’età imperiale, cui sono databili parecchi reperti, fino al sec. XX, che pure ha lasciato “frammenti” non privi di significato. Tali limiti di spazio e di tempo sono proiettati culturalmente sulla realtà di una circoscrizione ecclesiastica, che, a partire dal sec. VII, ha saputo fondere in unità espressioni disparate della produttività oggettistica, piegando le forme a contenere la forza misteriosa del sacro e a esprimerne i sensi reconditi.
Il volume si caratterizza quale raccolta ragionata di iscrizioni, che vengono riprodotte come monumento e come documento, ma che sono so recensite in chiave prevalentemente folklorico-letteraria, sullo sfondo di un’esile filigrana storico-religiosa. Più di una volta ho ceduto alla tentazione di avvalermi anche di quella documentazione orale che è la tradizione, spinto dalla convinzione che dove sussiste mito o tradizione, lì c’è stata comunque orma di storia. 
Ringrazio i parroci che hanno messo a disposizione il materiale archivistico sopravvissuto all’usura del tempo e alle furie alluvionali. Ringrazio quanti hanno cortesemente fornito materiale di documentazione. 
Sono molto grato agli alunni della sezione classica del Liceo “Giuseppe Veronese” di Chioggia, i quali hanno collaborato all’Appendice del volume, curando la traduzione italiana di alcune fonti in greco e in latino. Se non altro per gratificare la loro buona volontà è valso la pena affrontare questa fatica. 
Esprimo riconoscenza alla prof. Monica Pregnolato per i suoi giudizi sul piano storico-critico con cui mi ha confortato nella lettura di alcuni manufatti enigmatici, e al prof. Daniele Rossetti per aver letto anticipatamente il testo. 
L’ordine di successione, con cui è presentato il materiale, parte normalmente da Chioggia, per il peso di storia e di folklore di cui essa si ammanta quale centro religioso primario, lungo l’asse dell’antica Fossa; l’orizzonte si apre quindi verso la zona litoranea e declina per Cavarzere, fino a Loreo e a Porto Viro: l’estremo lembo del Dogato di un tempo, a meridione, dove si è espressa la fede sofferta di tanta gente semplice. 
Qui il flusso del pensiero è stato lento e solenne, come lo scorrere dei grandi fiumi che hanno segnato di fertilità pievi e lagune. Qui talvolta la dignità del patire ha conferito anche alla gente comune la regalità dei dogi. 
Ma ora qui non turbina più nell’aria il polline dell’insofferenza, perché la gente si è riscattata da antichi servaggi e accetta serenamente la fatica dei campi e del mare, alleviata dai ritrovati della tecnica. 
Sono rimasti tuttavia i segni di un’antica passione, per quella territorialità isolante che è tipica delle zone lagunari e deltizie; e sono sopravvissuti alcuni motivi tradizionali di ascendenza pagana, dato l’ambiente particolare, svincolato dalle regole ferree dell’organizzazione civile. 
E dunque non solo al folklore, ma anche alle antiche stigmate e a queste larve di mitologia popolare, mai estinte, è rivolta modestamente l’attenzione di questo libro, che visita, frammento su frammento, le soglie del mistero.

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