Itinerando

5,00

Liliana Bellemo

Chioggia 2004, pp. 92.

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Descrizione

40-itinerandoPrefazione

“Itinerando” è il titolo di questa raccolta di poesie e itinerando per le misteriose e magiche strade della poesia va quest’autrice, giunta già, nel giro di un anno, alla seconda opera. 
Liliana Bellemo nella sempre più folta schiera di “poeti” proliferante in Chioggia, occupa a mio parere, un posto tutto suo particolare. Per tre ragioni fondamentali. 
La prima: la sua poesia che rifugge da certi luoghi comuni, facilmente riscontrabili nelle composizioni degli autori locali. La seconda: la sua non è poesia “fine a se stessa”, in quanto l’autrice tende a trasmettere a se stessa e agli altri quello che comunemente si definisce “messaggio”. La terza: la sua non è poesia “circoscritta”, ma spazia a 360 gradi da un tema di carattere universale o prettamente intimista ad un altro di carattere meditativo. 
Sorprende la feconda vena poetica dell’autrice, una casalinga, per cui ancora una volta questo fatto avvalora la tesi, secondo cui l’eccezione conferma la regola, nel senso che non è l’ “acculturamento” che fa il poeta, quanto il suo animo, i suoi sentimenti, la sua sensibilità, il suo “essere se stesso” che guida la mano nello scorrere dei versi.

E i versi di questa poetessa scorrono fluidi, lievi, piacevoli, caratterizzati soprattutto da un pathos e da una delicatezza poetica non comuni. Liliana, nelle sue composizioni, tocca tutte le corde dei sentimenti e delle sensazioni, offrendoci un ventaglio di poesie che si leggono con piacere e che lasciano – bisogna dirlo – in chi legge il segno. 
Le poesie di questa chioggiotta purosangue sgorgano tutte dal profondo del suo animo; i suoi sono versi che, a volte, con il loro brusco e repentino troncamento, acquistano vieppiù incisività e maggiore scansione ritmica, un troncamento che non va visto come voluta forzatura, ma costituisce anzi una peculiarità. L’autrice ha un “far poesia” dalle mille sfaccettature tanto nell’ispirazione quanto nei contenuti. Ad esempio, le poesie in dialetto prendono lo spunto non tanto dalla “solita” e stereotipata Chioggia, quanto piuttosto o dall’esperienza personale o da motivi di riflessione altrettanto personali.

Seguendo la suddivisione opportunamente curata, diremo che la sezione “Paesaggi” presenta poesie in cui 
la fantasia vola alta come gli aquiloni, “dove dolore e ingiustizia / si rivestono d’amore” oppure sorvola, 
più in basso, sul volgere delle stagioni o sulla visione delle “bianche cime” o delle acque “chiare, fresche di un torrente”. 
In “Emozioni” (un titolo davvero appropriato) Liliana esprime tutta se stessa e dimostra la sua “filosofia” poetica: sono poesie in cui hanno libero sfogo i moti del suo animo, per cui qui poesia equivale a  meditazione, a confessione, fino a tramutarsi – per così dire – in autocritica. 
La poesia, in una parola, si sublima, trovando il suo coronamento in una delle più belle, fra le tante, “La vita” nella quale il Grande Artista diventa il Grande Disegnatore. 
E’ questa la sezione più “pregnante”, in cui si evidenzia la personalità dell’autrice, che “medita con i versi” (“Stringeva una croce”, “Devo farcela”, “L’indifferenza”). 
Poesie che non vanno lette e poi – direi quasi – “archiviate”. 
Ho lasciato volutamente per ultime le poesie “religiose”. Qui Liliana ci dà una lezione di fede, una fede sentita e vissuta intimamente e integralmente, una fede che non può che sfociare nella preghiera e nella speranzosa attesa di un “al di là”, di una vita “che non avrà più fine. / Solamente un ritorno / alla casa del Padre”. Magari sciogliendo un inno poetico al “sommo fattore”.

Angelo Padoan

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