La chiesa di S. Francesco “dentro le mura” a Chioggia

15,00

Chioggia 2007, pp. 286 e 32 pagine a colori fuori testo

Descrizione

58-La-chiesa-S-FrancescoPresentazione

Ci è parso opportuno – in occasione della riapertura della chiesa di San Francesco dopo i radicali lavori di restauro, coordinati dalla Curia diocesana e resi possibile dagli stanziamenti della Legge speciale, messi provvidamente a disposizione dall’amministrazione comunale – ripercorrere la storia di questo antico edificio sacro ed illustrarne sinteticamente le caratteristiche, raccogliendo insieme quanti più dati possibile, editi e inediti, che si riferiscono direttamente o indirettamente all’antico complesso edilizio. Insieme al convento circostante (da due secoli destinato ormai ad altri usi civici), infatti, la chiesa ha costituito punto di riferimento della religiosità cittadina, inizialmente ospitando la comunità dei frati minori, i quali edificarono la nuova struttura nel perimetro cittadino per cercarvi riparo dopo le distruzioni della guerra di Chioggia (1379-1381), che li aveva privati del loro omonimo convento “fuori le mura”, e successivamente, agli albori del XVI secolo, accogliendo le monache Cistercensi che vi costituirono una comunità (guidata dalla prima abbadessa proveniente dal convento cittadino di S. Caterina), incrementatasi nei secoli fino a determinare a livello popolare quel toponimo che identifica tuttora la chiesa e la calle: “alle Muneghette” o “delle Muneghette”.

Partendo dalle prime notizie sulla presenza francescana a Chioggia e facendo costante riferimento ai documenti che ne attestano le vicende in rapporto alla vita cittadina e alla vita dell’Ordine – dai primi cenni ad una ipotetica comunità di S. Chiara in città, alla storica sistemazione nel primo convento intitolato al santo di Assisi nella zona sud, fuori dell’abitato, alla successiva collocazione in San Francesco “entro le mura” o “vecchio” e a quella ulteriore nel ricostruito edificio di San Francesco “fuori le mura” o “nuovo”, con la relativa tensione tra frati minori “osservanti” e minori “conventuali” – abbiamo poi percorso brevemente le vicende della comunità cistercense e quindi, attraverso le essenziali notizie recuperate,  quelle della chiesa (ormai privata dell’edificio monastico circostante) negli ultimi due secoli, soffermandoci, in particolare, sulle ultime vicende che l’hanno vista definitivamente assegnata alla comunità della cattedrale e ad essa esplicitamente legata per le attività di culto, mai venute meno nei secoli.

Non poteva mancare un cenno particolare alla recente destinazione della chiesa all’ “adorazione perpetua” e all’avvio, nei locali adiacenti – essi pure ora ristrutturati in modo dignitoso -, di una singolare esperienza monastica (con la presenza nell’“eremo della pace” di un “monaco di città”): realtà ambedue che rimandano alla secolare vocazione del sito come centro pulsante di vita religiosa e di spiritualità cittadina. Una parte significativa del lavoro presenta il ricco patrimonio artistico-religioso di cui la chiesa è dotata, particolarmente abbellita a metà del Settecento, rilevandone i pregi e le attribuzioni e soffermandosi poi, in modo esplicito – anche fotograficamente documentato – sui recenti lavori di restauro che hanno riportato l’edificio sacro al suo splendore baroccheggiante e l’hanno restituito, dopo tre anni, al culto liturgico e alla devozione popolare.

Un cenno specifico anche al prezioso organo di Gaetano Callido, elencato tra i primi (con il n. 47, anno 1769) nelle opere dell’organaro veneto, anch’esso attualmente in restauro e che viene a completare i grandiosi lavori di rinnovamento dell’intero complesso affidato alle cure della cattedrale. Abbiamo voluto, infine, riprodurre in appendice, raccogliendole insieme per utilità del lettore, le iscrizioni latine presenti in chiesa (con traduzione), le varie testimonianze e descrizioni dell’edificio sacro proposte nei secoli dagli storici e dai cronisti locali, la relazione tecnica sui lavori di restauro, nonché un eloquente testo relativo alla recente esperienza di monachesimo di città insediatasi nelle adiacenze dell’antica chiesa francescana; infine riportiamo, come in una utile silloge, anche i regesti di numerosi antichi documenti relativi alle comunità francescane di Chioggia. Ci auguriamo che il tutto possa risultare gradito alla cittadinanza, che ha modo così di accostare una parte significativa del proprio patrimonio storico-artistico-religioso, e ai visitatori, ospiti o turisti, che potranno meglio fruirne.

Chioggia, 4 ottobre 2007

don Vincenzo Tosello, arciprete della cattedrale

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