La Chiesa di San Giacomo e la devozione alla Madonna della Navicella

10,00

Chioggia 2003, pp. 96.

Descrizione

33-chiesadisangiacomoPrefazione
L’esigenza, già da tempo prospettata, a lungo procrastinata e divenuta ultimamente improrogabile, di mettere mano al restauro della nostra bella chiesa parrocchiale di San Giacomo, si è tradotta già da tre anni in ponteggi, cantieri e febbrile attività. Ora, tolte le impalcature, chiusi i cantieri, mentre si danno gli ultimi ritocchi, il pensiero corre veloce a … ‘prima “:  preoccupazione per le infiltrazioni d’acqua, il disappunto per il degrado che affiorava qua e là, l’incertezza per i finanziamenti e così via. 
Quello che solamente tre anni fa sembrava un turbine, ora dà l’impressione di una foschia lontana. L’edifìcio sacro restituito al suo antico splendore è come una ventata che porta il sereno e fa sorridere al ricordo degli affanni. Già, perché, come sovente succede in casi del genere, il “restauro” è occasione di riscoperte, del riaffiorare inatteso sotto tinteggiature maldestre di coloratissimi fregi abbellimenti, riquadrature, tanto che, superando la sua funzione di “maquillage”, diventa rivitalizzazione del monumento. Esso, aprendo uno spaccato sull’antico splendore, fa rivivere le pietre di vita nuova e permette di ritrovare disegnata sui muri, per così dire, la fede e l’entusiasmo dei nostri predecessori. Sappiamo dalla liturgia che la chiesa di pietra, “domus Dei et porta coeli”, è il simbolo visibile della Chiesa Corpo mistico di cui Cristo Capo è pietra angolare e noi siamo i mattoni. 
E’ questa corrispondenza, forse molto più sentita nei secoli scorsi, che permetteva il sorgere di opere così belle e grandiose, fatte – possiamo ben dirlo – con il sacrificio ed il sudore della gente del popolo e quindi con grande partecipazione di orgoglio, di fede e di devozione. Ai nostri tempi una simile costruzione risulterebbe, oserei dire, meno pregnante di umanità e di fede; diluita come sarebbe nella burocrazia progettuale, sorgerebbe magari più in fretta ma quasi “senz’anima”. 
Noi che abbiamo la fortuna di aver ereditato dai nostri padri una così bella chiesa, che dà un sostegno, per così dire, sacramentale al nostro “essere Chiesa” e in cui respiriamo la continuità della nostra fede con quella di chi ci ha preceduto; noi che ritroviamo incarnate nelle pietre e dipinte sui muri le gioie e le sofferenze, la fede e la devozione, le speranze e le certezze dei cristiani che prima di noi hanno pregato, offerto, vissuto e alla fine concluso il loro iter terreno nella grande Chiesa di Dio, a noi spetta ora il compito di raccogliere questa eredità, comprenderla e parteciparla. 
E’ l’intento di questa pubblicazione che, procedendo attraverso un percorso storico, artistico e, in certo qual senso, ermeneutico liturgico, ci porterà spero a vivere meglio la “casa comune” in cui si nasce alla vita cristiana, si viene a questa iniziati, si vivono i momenti di celebrazione e di festa e dove si nasce alla vita del Cielo alla conclusione del viaggio terreno. 
E un’occasione magnifica di approfondimento della nostra vita spirituale questa che ci è donata dal restauro della nostra chiesa di San Giacomo nonché Santuario della Madonna della Navicella. Un grazie a Don Vincenzo dott. Tosello per la prima parte del testo dedicato alla Madonna della Navicella: l’autore, che ha anche curato l’edizione complessiva del volume, ripropone riveduto e aggiornato uno studio – la prima edizione è da tempo ormai esaurita – sull’origine della devozione alla Madonna di Marina, di cui ci onoriamo di conservare l’icona incoronata e lo storico “zocco”. Un grazie inoltre all’architetto Enzo Tiozzo, direttore dei lavori del restauro esterno del Tempio e all’avvocato Pier Luigi Salvagno che nella seconda parte del volumetto, dopo una rassegna storico-artistica ricavata da una precedente pubblicazione, ci parlano rispettivamente del restauro esterno e di quello interno della chiesa. 
I ringraziamenti si devono estendere alla Giunta Regionale, per i finanziamenti accordati, e all’Amministrazione Comunale nella persona del Sindaco dott. Fortunato Guarnieri per la sollecitudine con cui ha procurato altri consistenti fondi ricavati dalla Legge Speciale, oltre che agli uffici di Curia per la costante attenzione con cui hanno seguito gli interventi, all’ing. Carlo Voltolina che ha diretto i lavori di restauro interno e a tutte quelle persone, parrocchiani e non, molte per la verità, che con le loro offerte hanno contribuito in modo determinante al completamento dell’opera.

don Danilo Marin 
parroco

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