La “specificità” del discorso religioso nell’itinerario filosofico di Paul Ricoeur

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Prefazione di Antonio Da Re, Chioggia 2000,  pp. 270.

Descrizione

22-La-specificitaPrefazione
Nel suo lungo e intenso itinerario speculativo, Paul Ricoeur non ha mai nascosto il proprio costante interesse per l’esperienza religiosa e per le manifestazioni che questa viene ad assumere nell’esistenza umana. Non può che essere quindi benvenuta e gradita un’indagine, qual’è quella di Vincenzo Tosello, volta a indagare il significato e il ruolo del discorso religioso nel pensiero di Paul Ricoeur.
La specificità del discorso religioso viene rintracciata da Ricoeur nella sua valenza poetica e nella sua funzione simbolica e metaforica, capace di cambiare i cuori, di trasformare la vita, di «rifare» la realtà. Il linguaggio religioso sprigiona una finalità liberatrice, che investe eticamente l’agire e la vita quotidiana dell’uomo, come pure, escatologicamente, la sua destinazione ultima.
Ricoeur è sempre stato molto attento a riconoscere il valore di tale specificità; d’altra parte egli si è sempre preoccupato di salvaguardare, per così dire, l’autonomia della filosofia. Si tratta però di una specificità e di una autonomia che non vanno assolutizzate, né concepite nei termini dell’autosufficienza appagante. Del resto, per chi ha declinato il sapere filosofico secondo il paradigma ermeneutico, per chi si è interrogato sulle possibili analogie tra «ermeneutica biblica» ed «ermeneutica filosofica» sarebbe ben strano guardare ai diversi ambiti dell’esperienza o alle diverse discipline come fossero tra loro rigorosamente separati.
Se il lettore si lascerà pazientemente condurre dalla guida esperta di Tosello, se saprà apprezzarne l’acribia implacabile, non disgiunta però da una propria, personale e intelligente ermeneutica, avrà la possibilità di prendere confidenza con il pensiero di uno dei più insigni filosofi contemporanei. Soprattutto avrà l’opportunità di ripensare la propria «specifica» esperienza religiosa, posto che questa, al di là delle singole e particolari scelte personali, comunque si dia nella vita dell’uomo; ma nel momento in cui egli scoprirà la forza vitale dei simboli e delle metafore, la carica trasformatrice del dire poetico, la ricchezza dei rinvii innescati dalla lettura della Parola, egli si troverà già immerso nell’esercizio del pensiero.
Cogliere il religioso, e viverlo, e testimoniarlo, nella sua specificità, non è affatto un ostacolo per la ricerca filosofica intesa come esercizio riflessivo e interpretante; anzi, vien quasi da dire che il religioso possa costituire una via d’accesso privilegiata alla filosofia, purché da esso non si pretendano rozzamente delle soluzioni chiuse e predeterminate; e la stessa pratica filosofica – come dichiara ancora Ricoeur -, svolta nella sua «specificità», può da parte sua aiutare il religioso a meglio comprendersi e definirsi.
Nel rispetto delle reciproche specificità e senza cadere nella tentazione di presupporre pregiudizialmente una divisione rigida ed estrinseca, il religioso e il filosofico possono efficacemente incontrarsi, e anche contaminarsi, in una sintesi, mai conclusa, che trova la sua più riuscita esemplificazione nella concreta «testimonianza» della persona.

Antonio Da Re

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