L’episodio della Samaritana rivissuto nei libri liturgici delle antiche comunità cristiane

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Estratto della Tesi di Dottorato “L’Uso liturgico di Gv 4,5-42 in alcuni libri antichi e recenti delle Chiese d’Occidente” (ILP-S. Giustina-PD, 9 dicembre 1992), Chioggia 1994, pp. 160.

Descrizione

7a-episodioPrefazione
La presente pubblicazione è un estratto della Tesi di dottorato, discussa presso l’Istituto di Liturgia Pastorale di S. Giustina incorporato alla Facoltà teologica del Pontificio Ateneo S. Anselmo di Roma, e ne riporta esattamente – oltre all’intera bibliografia e al siglario – i primi due capitoli che formavano la sezione “A” della prima parte del lavoro, più il capitolo conclusivo della stessa prima parte, cioè il IV capitolo della sezione “B”.
La pubblicazione costituisce già in sé un’opera coerente e unitaria a livello storico-liturgico, in quanto analizza l’utilizzo della pericope di Gv 4,5-42 – la cosiddetta “pericope della Samaritana” – nelle celebrazioni liturgiche delle antiche comunità cristiane d’Occidente secondo le testimonianze lasciateci dai libri delle diverse famiglie liturgiche, segnatamente da quelle di rito romano, di rito ambrosiano, ispanico e gallicano. Lo studio viene condotto sui principali libri liturgici, relativi sia all’ambito biblico sia a quello eucologico, attraverso un metodo comparativo che ci è parso di grande utilità per una visione complessiva del valore accordato alla presenza della pericope nella vita cultuale delle diverse comunità. E ci auguriamo che lo studio possa stimolare altre ricerche su questa linea di approfondimento tematico relativamente ad altre importanti pericopi e anche ad altri più ampi ambiti ecclesiali.
Ma è senza dubbio opportuno ricordare le linee che hanno ispirato e condotto l’insieme della nostra ricerca che consta, come si evince dall’intero sommario, di due parti suddivise ciascuna in due sezioni.
Nella prima pane, oltre all’analisi qui pubblicata, si è inteso approfondire, nella sezione “B”, il significato della pericope stessa accostandola attraverso diversi commentari specifici e soprattutto attraverso l’interpretazione offerta dalle testimonianze patristiche, molto attente ad una lettura simbolica del IV Vangelo.
La seconda parte, nella sezione “A”, ha portato avanti l’analisi, con lo stesso metodo, per quanto riguarda la presenza della pericope nei libri liturgici più recenti – da quelli della riforma tridentina fino ai libri contemporanei scaturiti dalla riforma del Vaticano II – per cogliere l’evoluzione nell’utilizzo del testo giovanneo sia in termini quantitativi che in termini qualitativi nel corso dei secoli e nelle diverse famiglie liturgiche, soprattutto in quella romana e in quella ambrosiana, dei cui libri è già stata completata la riforma.
Dopo uno sguardo riassuntivo e comparativo del cammino percorso, la sezione “B” ha messo in rilievo le tematiche teologiche emergenti direttamente dalla pericope e si è tentato poi di applicarle anche a livello liturgico-celebrativo nelle più diverse circostanze.
L’intenzione era quella di non fermarsi ad una ricerca meramente storica – come invece risulta essere, a sé stante, questa pubblicazione – ma di proiettarsi nel tempo attuale per capirne la sensibilità teologico-liturgica e collocarsi anzi in tensione verso il futuro per intuire – ed eventualmente proporre – le linee di un ulteriore utilizzo della pericope e di una più profonda comprensione degli spunti da essa offerti non solo nella dimensione cultuale, ma anche in quella ministeriale ed ecclesiale. Così ci è sembrato di cogliere nell’evidente progresso di una presenza quantitativa nei testi contemporanei rispetto agli antichi – sia a livello lezionale che eucologico – e anche nella documentata più matura comprensione del messaggio della pericope -specie relativamente al tema del nuovo culto da rendere “in spirito e verità” e al significato simbolico-rappresentativo del ruolo della donna samaritana – una linea positiva verso una più coerente attualizzazione della pericope.
In questo senso le “Considerazioni conclusive” hanno inteso affrontare i principali nodi del dibattito liturgico attuale come il rapporto tra “culto” e “cultura”, “culto” e “liturgia”, “sacramenti” e “ministero”, “ministero” e “ministeri”, rilevandone criticamente le non poche aporie emergenti e soffermandosi in particolare sull’interrogativo del “ministero alla donna”, proprio spinti dall’eccezionale ruolo rivestito a livello testimoniale e missionario da parte della donna di Samaria e da quella crescente comprensione che sembra prospettare ed esigere un più adeguato riconoscimento del ruolo della donna nella chiesa.
Uno sviluppo forse troppo ampio o troppo ambizioso a partire da una pericope che taluno potrebbe ritenere tutto sommato “circoscritta”, ma che a nostro avviso è parso giustificato perché condotto sul filo dell’analisi e sulla proiezione storico-teologica di un testo del tutto singolare.
L’Autore

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