Racconti attorno al campanile

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Ugo Suman 

Chioggia 2005, pp. 180 (disegni di G. Sfriso).

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Descrizione

47-Racconti-attorno-al-campanilePresentazione

“C’è nel mio continuo tentativo di riportare alla ribalta devozioni e tradizioni pressoché scomparse, il segno netto e preciso di una storia autentica, documentabile. Una storia di fede e devozioni cristiane che i nostri padri hanno difeso e praticato per secoli traendone conforto, sostegno e aiuto nelle varie necessità del quotidiano”. Così scrive Ugo Suman nell’introduzione a uno dei suoi racconti (“La corona benedetta”) pubblicati mensilmente sul nostro settimanale diocesano “Nuova Scintilla” dal 1998 ad oggi. In occasione del 60° del giornale, tra le altre iniziative editoriali, abbiamo voluto inserire anche questa gustosa e originale raccolta che costituisce una preziosa testimonianza della vita delle nostre contrade quando la fede impregnava di sé 1’esistenza delle persone e la stessa organizzazione familiare e comunitaria.

Ma non si tratta di mera “archeologia” narrativa, quasi per riandare semplicemente all’antico tempo perduto – tentazione alla quale non sempre è facile sottrarsi -, bensì di evocare la memoria di quel passato per poter interpretare meglio 1’oggi e offrirgli comunque qualche nuova prospettiva, più densa di valori, per il futuro… “Il racconto del mese” era (ed è) il titolo della rubrica sotto cui sono apparsi con regolarità nel giornale della diocesi di Chioggia la novantina di pezzi qui raccolti, che spaziano su tutti gli aspetti della vita quotidiana e, portando alla ribalta figure ed episodi fortemente connotati da un profondo spirito di fede, provocano alla riflessione: al confronto con le nostre situazioni e al recupero di valori solo apparentemente sbiaditi o scomparsi, ma che conservano intatta la loro consistenza. I brani, gustati di mese in mese dai nostri lettori, sono stati raccolti, con la relativa data di pubblicazione, raggruppandoli appunto in base ai mesi del calendario, mantenendo e segnalando 1’originaria collocazione legata allo scorrere annuale del tempo.

Qualche eccezione è costituita dai racconti raggruppati attorno al tema comune dell’ “Epifania” in gennaio, della “Candelora” in febbraio e del Natale che coincide con dicembre. Ma sostanzialmente viene rispecchiato, nello snodarsi del volume, l’andamento ciclico della vita agreste, scandita dal ritmo stagionale non meno che dagli eventi e dalle ricorrenze religiose e socio-ecclesiali. E’ proprio la fede a colorare vivacemente e veracemente i quadretti che scaturiscono dalla penna del nostro narratore, almeno alla pari con le descrizioni poetiche dei variopinti paesaggi campestri come dei policromi sentimenti che caratterizzano le persone. Persone che assurgono alla dignità di personaggi, anche se umilissimi e semplici, eppure segnati da una intensa personalità e sbalzati in pochi tratti con mirabile precisione, fino a divenire edificanti o comunque profondamente evocativi. Non è raro, imbattendosi nelle vicende dei protagonisti, lasciarsi prendere dall’ emozione o dall’ ammirazione, dalla sorpresa o dalla commozione: sono storie vissute intensamente e intensamente comunicate. Prima di tutto perché l’autore stesso ne è diretto testimone, e poi perché la genuinità del racconto, come quella delle figure ritratte, riescono a coinvolgere e a interpellare il lettore in modo del tutto personale.

Tra i personaggi, un grande ruolo è riservato a quelli femminili, dalle mamme alle spose, dalle suore alle infermiere, dalle maestre alle catechiste: una vera schiera di donne che – nel racconto come nella realtà – hanno assicurato e assicurano un riferimento stabile per la vita delle nostre famiglie ma anche delle nostre comunità parrocchiali. Almeno di quelle di un tempo – s’intende, ma noi diremmo o oseremmo sperare anche ora – poiché emerge, di quando in quando, dalla penna dell’ autore una mal celata nostalgia per la solidità delle due istituzioni fondamentali – la famiglia e la parrocchia appunto – su cui si è retta gran parte della nostra “civiltà cristiana”, insieme ad un sommesso rammarico o talora anche ad un sussurrato monito sulla problematica evoluzione cui hanno dovuto far fronte nel nostro tempo.

Ma non mancano personaggi maschili di grande spessore – come certe figure di preti esemplari o, più semplicemente, di preti amici – ed altri ancora di sconcertante asprezza, non di rado mutata in solare limpidezza da un moto di conversione o dall’ evolversi inatteso della vicenda. Personaggio in sottofondo, che fa come da collante per tutto lo snodarsi delle narrazioni, è lo stesso autore, autoritrattosi per lo più nei panni innocenti e disincantati del ragazzino o del giovanotto che percepisce e interpreta gli eventi, che scruta i caratteri e rammenta le differenti figure e i ruoli degli adulti; ma anche nei panni ormai del narratore che rievoca e giudica dalla saggia prospettiva dell’ età avanzata, che reinterpreta nell’ ottica di chi ha vissuto a lungo attraversando le differenti stagioni della vita e sperimentando l’evolversi dei tempi e l’accavallarsi delle epoche. Un autore che -come si propone esplicitamente, senza temere una certa pur comprensibile ripetitività -, tenendosi strettamente legato alla propria impostazione ideale, coglie in ogni situazione, in ogni vicenda, in ogni persona i segni indelebili dell’impronta cristiana, facendone motivo di sereno orgoglio e di chiara testimonianza.

Protagonisti, assieme ai personaggi, sono anche le chiese e i campanili di tante nostre contrade di campagna -dove la gran parte delle vicende, come la vita stessa dell’autore, sono ambientate -; i tabernacoli e gli altari; ma anche le canoniche e i cortili, le aule di catechismo e quelle scolastiche, le modeste stanze delle case coloniche e persino le casupole, comunque sempre riscattate dalla dignità e dalla sobrietà delle narrazioni. Gli alberi e i fiori, gli animali e i raccolti; il duro lavoro e le magre soddisfazioni, le fatiche e i dolori; come anche le semplici gioie e le forti speranze, l’amore a tutta prova e la saldezza delle convinzioni. Le albe e i tramonti, in qualche occasione il mare e la montagna; quasi sempre la vasta immensa pianura, che lascia vagare lo sguardo all’orizzonte penetrando a perdita d’occhio nell’incanto della natura e nel cuore della gente. Protagonista emergente è sicuramente la figura di Maria, la cara Madonna di tante devozioni popolari; e con lei il suo Rosario e il fioretto e i mille capitelli a lei dedicati. Ma protagonisti sono anche altri santi, dal taumaturgo Sant’ Antonio a Padre Leopoldo (ben noto all’ autore), ad altri talora sconosciuti o addirittura improbabili, eppure così legati a tradizioni un tempo ben radicate e non di rado ormai scomparse. Protagonista la Provvidenza, strettamente unita alla fiducia incrollabile in lei riposta da tanta gente semplice, dalla fede genuina e adamantina.

Ma c’è un’altra persona cui l’editore – e pensiamo anche l’autore – esprime riconoscenza: si tratta del magistrale disegnatore chioggiotto Guido Sfriso che si è volentieri sobbarcato la non agevole fatica di tradurre in immagini almeno alcuni dei pregnanti episodi narrati da Suman e di ritrarre alcune delle figure tra le più caratteristiche e complesse da lui descritte. Un grazie cordiale, insieme ai complimenti per questo prezioso e straordinario contributo che arricchisce in modo originale e invidiabile la pubblicazione. E protagonisti infine i lettori, quelli che hanno seguito e seguono (perché il nostro ancora continua a collaborare nella stessa rubrica) i “Racconti del mese” e quelli, giovani o meno giovani, che leggeranno i testi ora raccolti e, più o meno agevolmente immedesimandovisi – magari anche sulle orme di qualcuno degli artistici disegni – li rivivranno e li reinterpreteranno a loro volta, lasciandosi coinvolgere e, perché no?, anche commuovere dalla memoria di una vita, anzi di tante vite, che hanno certamente da insegnare anche oggi.

Vincenzo Tosello

Direttore di “Nuova Scintilla”

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