Viaggio nella memoria. Iscrizioni e citazioni latine a Chioggia

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Chioggia 2000, pp. 312.

Descrizione

24-viaggiomemoriaDalla Premessa
Saxa loquuntur dicevano gli antichi Romani: le pietre parlano. Ma erano essi a conferire alle pietre la parola. Consapevoli di essere artefici di storia, vivevano gli eventi, li celebravano e poi li affidavano alle lapidi e ai cippi, per sottrarre all’oblio le loro glorie.
È quello che ha imparato poi a fare il mondo romanizzato. È quello che ha fatto Chioggia: città lagunare, cullata dalle onde e corteggiata dai gabbiani, che con i loro volteggi sembrano averla persuasa a sognare equilibrismo e libertà.
C’è chi ha vagheggiato per questa perla dell’Adriatico origini mitiche; chi ha ravvisato nel suo impianto urbanistico il ‘cardo’ e il ‘decumano’, impronta del genio latino. Verso la fine dell’Ottocento il giurista filologo Teodoro Mommsen ha incluso addirittura nel suo Corpus lnscrtptionum Latinarum alcune iscrizioni provenienti dal territorio clodiense, che il fiammingo Giovanni Grevembroch poco più di un secolo prima aveva riprodotto graficamente, dietro richiesta del vescovo Gradenigo.
Comunque, al di là delle tracce di romanità più o meno leggibili nell’area urbana, è un fatto che il popolo di Chioggia, guidato dai suoi podestà e animato dai suoi vescovi, ha incarnato speranze e ha espresso talenti che restano immortalati dalla lingua di Cicerone su lapidi, cippi, tele, bassorilievi.
Perché tante schegge di storia siano rese accessibili a tutti, è stato pensato il presente volume, affiancabile a qualche guida turistica, per facilitare una lettura più completa dei monumenti significativi e per evidenziare alcuni risvolti della cultura locale.
Sono grato al prof. Umberto Marcato di avermi suggerito l’idea di questa pubblicazione, e al prof. Vincenzo Tosello di avermi orientato nella disposizione grafica del materiale. Ringrazio il prof. Sergio Perini e il dott. Vianello Vittorio che hanno gentilmente rivisto il doppio Indice dei termini notevoli. Soprattutto esprimo stima riconoscente agli alunni della sezione classica del locale Liceo ‘G. Veronese’, segnatamente a quelli dell’ultimo anno, i quali mi hanno messo sulla traccia di iscrizioni che erano rimaste nell’ombra (Alessio Padoan), mi hanno aiutato a leggere quelle situate in posizioni impervie (Alessandro Gennaro, Andrea Romagnolo, Monica Scarpa), hanno concorso a tracciare gli esili reticoli storici attorno alle più significative (Michele Daloiso, Melissa Boscolo, Miriam Vianello), si sono prestati a ordinare il materiale nelle varie sezioni (Cristina Bergamin, Stefania Boscolo) e hanno sostenuto la paziente fatica di creare le tavole prospettiche con l’ubicazione esatta delle singole iscrizioni (Giovanna Bellemo, Elena Boscolo). 
Assieme a loro è stato possibile evidenziare le peculiarità che contraddistinguono un testo epigrafico rispetto a un testo letterario (impiego di formule fisse, brevità, stringatezza di pensiero, rapporto con l’ ambiente urbano). Grazie alla loro generosa collaborazione è stato possibile elevare a rango di consapevolezza razionale il legame affettivo che inconsciamente ogni cittadino vive con il proprio territorio, valorizzandone più pienamente gli aspetti di antichità. Per la loro buona conoscenza del codice linguistico, è stato agevole passare dalla lapide, oggetto di curiosità istintiva, all’epigrafe, rivelativa di messaggi di storia locale nel contesto di una cornice storica più ampia.
Ne è scaturita così una rassegna di 393 fra iscrizioni e citazioni latine, disseminate nella città di Chioggia e nell’immediata periferia.
Di ogni singolo testo epigrafico: a) si precisa l’ubicazione, il materiale su cui è realizzato, la forma, il colore, la dimensione, le eventuali decorazioni; le coordinate spaziali (a ‘destra’, a ‘sinistra’) sono date normalmente in riferimento a chi guarda; la dimensione viene proposta per lo più con terminologia generica, stante l’impossibilità pratica di raggiungere tutte le lapidi o le tele per l’esatta misurazione manuale; pertanto ci si è affidati a una stima approssimativa con dicitura convenzionale (…)
b) si riproduce l’iscrizione in forma lineare con la soluzione delle abbreviazioni, per facilitare la lettura corrente; ci si è attenuti comunque ai segni diacritici che dalla prima metà del Novecento sono patrimonio comune in ambito epigrafico, papirologico, come anche nella riproduzione dei testi letterari (…)
c) si propone l’interpretazione italiana; data la stringatezza dei testi lapidari aggiunta alla sinteticità della lingua latina, si è optato per la traduzione a equivalenza dinamica piuttosto che per quella letterale o a equivalenza formale, per rendere più immediata la comprensione.
d) si aggiungono alcune note esplicative sul piano storico, linguistico, ambientale.
La raccolta di iscrizioni e citazioni latine è corredata di un’Appendice, contenente testi anche in lingua italiana e testi in lingua latina ormai spariti, che tuttavia per importanza storica, per pregio letterario, o per la curiosità del contenuto meritavano, a nostro giudizio, di essere per lo meno menzionati; si completa inoltre di una Cronotassi dei fatti più significativi ricordati nel corso dell’opera, e di tavole prospettiche funzionali a individuare, attraverso la numerazione, la precisa ubicazione delle singole iscrizioni.
Se il latino non è più codice espressivo della gente (anche dotta), resta però lingua che racchiude un patrimonio comune di idee e una splendida tradizione. Perciò merita di essere tenuto in onore.
La nostra raccolta riflette il piatto latino medievale, le eleganze formali riscoperte nei secoli dell’Umanesimo e del Rinascimento, le forme giocose e bizzarre del virtuosismo secentesco, il latino nitido e solenne del Settecento, il gusto neoclassico e retorico dell’Ottocento, le inflessioni manieristiche e tecniche del Novecento.
Dunque una rassegna di latinità tardiva, ma non estenuata. Momenti di vita, prima che monumenti di lingua. Soprattutto un viaggio nella memoria, tra i meandri della laguna veneta, dove il tempo talvolta può dare l’impressione di essersi fermato. Ma non si ferma l’intraprendenza di un popolo capace di incidere, accanto alle gesta del suo passato, nuove espressioni di vita.

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