La Confraternita della SS. Trinità nel contesto della “venezianità” di Loreo

15,00

Enrico Bonafè

Chioggia 2014, pp. 124

Descrizione

confraternitaLoreo e la sua confraternita della SS. Trinità

È noto come il fiorire delle Confraternite e delle associazioni laicali nel territorio diocesano di Chioggia abbia raggiunto il suo apice nella seconda metà del ‘600: erano infatti presenti ben 47 associazioni, tra scuole e confraternite, e un secolo dopo erano salite a 73, di cui 15 erano di cappati. Tra queste un posto a sé detiene la Confraternita della SS. Trinità, presente a Chioggia (nella chiesa omonima), a Cavarzere (nella chiesa di Santa Maria Maddalena), aggregata all’omonima confraternita di Roma, e la Confraternita di Loreo. Proprio a quest’ultima Enrico Bonafè ha dedicato il suo libro recentemente uscito.

Egli aggiunge molto opportunamente al titolo la dicitura “nel contesto della “venezianità” di Loreo (una “venezianità oltre laguna” come la definisce l’autore), in quanto è storicamente provato il legame che univa, sotto molteplici punti di vista, la cittadina a Venezia e al Veneziano in particolare, persino nella sua conformazione urbanistica, tanto da essere definita da qualcuno la “Veneziòla” del Rodigino.

La Scuola di Loreo è una delle poche, se non l’unica, delle confraternite sopravvissute in diocesi, compreso il proprio oratorio, e alla quale aderiscono numerosi “fradèi”. Fu istituita nel 1608 dal vescovo Lorenzo Prezzato, mentre l’oratorio è sorto nel 1613. L’autore traccia un quadro esauriente e meticoloso di questa confraternita, sia dal punto di vista storico che religioso, partendo dalle sue origini fino ad oggi, consolidate dal fenomeno dell’associazionismo, come già detto, allora molto sentito, e che induce tuttora molti iscritti (i “fradèi”) a obbedire ad alcuni “precetti” annuali comportanti un rituale complesso e, sotto certi aspetti, “spettrale”, che si conclude con una processione notturna, cui accenna pure il noto scrittore Gian Antonio Cibotto.

È molto evidente, come già detto, il parallelismo fra la Fraternità loredana e quella chioggiotta: entrambe infatti erano pure dette “della Disciplina” o dei “Flagellanti” o dei “Battuti” (Verberati). L’autore dedica pure varie pagine al “privilegium” dell’arte racchiusa nella chiesa con opere d’autori insigni, tra cui un paio chioggiotti (il Brusomini-Naccari e il Marinetti). In conclusione, si può dire con lo stesso Bonafè, con cui concordiamo, che “la venezianità che Loreo esprime nella sua logica urbanistica e nella cultura sono l’aspetto più importante che questo lavoro ha voluto mettere in risalto. Tutto questo probabilmente non sarebbe stato possibile se non si fosse provveduto a ‘pietrificare’ questa cultura erigendo l’arcipretale e l’oratorio, ma ancor prima se non si fosse pensato a fondare la confraternita”. Il libro, frutto di una ricerca accurata su documenti importanti, focalizza un fenomeno di religiosità popolare, svelando antichissimi e intimi riti notturni degli incappucciati uomini in rosso, è corredato da molte tavole fuori testo e da alcuni manoscritti d’archivio. (A.P.)

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