Rèfoli de poesia. Poesie in “ciosòto”

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Presentazione di Mario Stefani, Nota di Manlio Cortelazzo

Chioggia 1993, pp. 80

Descrizione

4-refoliPresentazione
Il dialetto è la linfa vitale dei popoli, che scorre arricchita dai secoli, raccogliendo attraverso rivoli e canali e “ghebi” ciò che la tradizione popolare e genuina ha saputo trattenere nel tempo, nella memoria. Memoria che era prevalentemente, spesso nel passato, soprattutto orale e per ciò legata al canto. Dalle rime che aiutavano a memorizzare il verso, scaturiva un messaggio armonico e profondo, aderente alla realtà di ogni giorno. La felicità e l’infelicità di generazioni erano evocate nel mentre si lavoravano i campi e soprattutto nelle lunghe sere invernali quando ci si trovava vicino al focolare.
La poesia di Padoan è poesia popolare e colta assieme e l’unione di queste due forze che sembrerebbero apparentemente antitetiche, invece convergono felicemente, per merito del miracolo che scaturisce dall’arte, si fondono, si accettano, si rincorrono per giungere, per approdare all’isola felice della poesia. La vera poesia è quella che canta sempre i motivi fondamentali della vita e della morte, di una verità che accompagna l’uomo nella sua fatica quotidiana, nel suo silenzioso operare, nei suoi affanni, nelle sue passioni, nelle sue gioie e nei dolori che ogni stagione ci dona.
Il dialetto chiozzotto ha un aspetto melodico che rispecchia il muoversi dell’ acqua di laguna e del mare. A volte più dolce, a volte più aspro, più violento.
Un’antica civiltà rivive nella parola, in una parola scavata nel silenzio, sofferta come la vita di quei pescatori che arrischiavano la vita nelle notti a volte burrascose, per procurarsi il pane per sé e la propria famiglia.
“Ciosa” è la grande madre di Padoan che ispira le sue composizioni. Questa città che promette e non delude, dagli abitanti cordiali e disposti al piacere dell’ amicizia.
La poesia di Padoan non ci lascia indifferenti, ci costringe alla partecipazione, ci induce alla riflessione, ci arricchisce indubbiamente.
Il verso scorre senza fatica, a volte quasi sognando…:
“Le barche ninolandose in languore
se disèva fra 1òre sòto vòse
parole che va drite in fondo al cuore,
mentre che un ponte mèso indormensao
e ‘l rosso de dò tende mésse in cròse
sfidèva un sièlo squasi imusonao…”.
Parole che con la loro saggezza sanno lenire il male del mondo.

Mario Stefani (ordinario negli Istituti Superiori. scrittore e critico)

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