Antiche simbologie nel cuore religioso di Chioggia

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Chioggia 2006, pp. 208.

Descrizione

52-antichesimbologieAl lettore

Come capita nelle città d’arte, anche nel centro storico di Chioggia pullulano antichi simboli che lambiscono con il loro respiro segreto il patrimonio architettonico, iconografico ed epigrafico della piccola città lagunare. Chioggia conserva nel suo tessuto urbanistico anche i segni con cui gli antichi padri hanno espresso l’intensità del loro sentire, la loro fede, le loro aspirazioni.
Simboli e segni sono disseminati soprattutto attorno alla cattedrale e lungo l’arteria principale della città, da Vigo a Santa Maria. Vivono nelle forme architettoniche, nei particolari dei dipinti e delle sculture delle nostre chiese, compaiono nei paliotti d’altare, nelle oreficerie e negli oggetti devozionali; talvolta stanno aggrappati agli architravi delle porte di casa, alle balaustre delle terrazze; ornano le vere da pozzo, le cornici delle pietre tombali, i parapetti dei ponti, le vele delle barche.
Normalmente accarezzano lo sguardo del visitatore, che li ignora per la fretta di passare oltre o per la scarsa predisposizione a cogliere “il di più” che essi contengono, o forse anche per evitare l’incomodo di dover rispondere alle loro provocazioni segrete.

Certo, la riscoperta di un paesaggio usuale con occhio nuovo comporta attenzione e capacità interpretativa.
Per alleviare la fatica nella lettura di diversi segni, divenuti col tempo meno eloquenti, vedono la luce queste pagine che accostano a cose note qualche aspetto di novità, se non altro per la prospettiva che le connota: mi è sembrato utile impostare l’esposizione secondo i registri fondamentali del sentire religioso – come dalla comparazione delle varie espressioni del sacro
– applicabili ovviamente anche ad altri contesti religiosi oltre a quello di Chioggia. 
A scrivere queste pagine però mi spinge non solo la volontà di dichiarare ciò che l’attuale clima secolarizzato tende ad appannare, ma anche il desiderio di facilitare il dialogo con le altre confessioni e religioni presenti nel territorio clodiense (ortodossi, musulmani).
L’esperienza maturata dal Concilio Vaticano II insegna che il dialogo è possibile quando ci si pone su un piano di parità, ma riesce fruttuoso quando gli interlocutori, al di là di ogni indifferenza o intolleranza, sono convinti della rilevanza del loro credo religioso, conoscono le loro radici culturali e quindi possiedono la loro specifica identità e possono accettarsi nelle reciproche differenze.

Ovviamente non s’intende far passare attraverso il collo d’imbuto della pietà popolare o del gusto descrittivo, di cui si connotano spesso queste pagine, il ricco orizzonte della fede e, meno che mai, il mondo culturale clodiense nelle sue svariate manifestazioni (benché non vada sminuito il valore della pietà popolare quale ponte tra fede e cultura). S’intende solo offrire, attraverso un filtro interpretativo storico-religioso, qualche spunto che faciliti la lettura di aspetti significativi del nostro patrimonio spirituale e devozionale.
L’uso incrociato della fotografia e della descrizione analitica potrà aiutare il lettore a individuare di volta in volta oggetti artistici e manufatti, proposti alla sua attenzione.
Ringrazio chi ha facilitato le consultazioni o fornito utili consigli, chi ha dato supporto all’apparato fotografico, chi ha rivisto la prima stesura o curato l’impaginazione. Esprimo particolare riconoscenza alla Curia vescovile che ha consentito la trascrizione di documenti d’archivio e la riproduzione di foto inedite, e alla Direzione di “Nuova Scintilla” che ha autorizzato la stampa.

Chioggia, 31 maggio 2006

L’Autore

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